Nuova intervista per la rubrica in collaborazione con Use Book Love.
Questa volta parliamo con Serena Lavezzi, autrice de Il Cestaio.
Domande di Maria Pia Leone:
I titoli delle tue pubblicazioni mettono in evidenza la passione per la Storia del nostro Paese e per quella delle Culture Orientali. Cosa ti ha portato ad ambientare il tuo primo romanzo in Giappone ?
-La passione per il Giappone è nata quando da adolescente ho iniziato a leggere i libri degli scrittori nipponici contemporanei. Mi hanno completamente rapita e da allora ho imparato a conoscere questo paese così particolare, e ad amarlo. Ambientarci il romanzo è stato uno sbocco naturale.
Condividi con il creatore di STAR WARS, George Lucas, l’interesse per la Cultura Giapponese.
Il regista e produttore statunitense ha attinto a piene mani dalla Storia del Paese, dei suoi Imperatori e dei leggendari samurai per dare forma alla Saga Cinematografica più amata del mondo.
Nel tuo primo romanzo, “Il Cestaio”, tu racconti invece la svolta imprevedibile nell’umile e lenta vita di un vecchio. Dobbiamo aspettarci sviluppi avventurosi, o l’avventura sarà vissuta attraverso risvolti emotivi intensi e molto intimistici ?
-Sicuramente è un libro i cui risvolti sono quelli della scoperta, dello svelamento di un segreto, dello scoprimento di un passato che si vorrebbe accantonare. Decisamente saranno sviluppi emotivi, sensoriali, memoriali.
Domande di Roberta Marani
Notevole il tuo amore per la Storia Antica, ci sono preferenze da raccontarci?
Chi o cosa ti ha dato l’input per diventare scrittrice?
Ho imparato ad amare la storia al liceo e ho coltivato questa passione sino a conseguire due lauree in Storia Romana. Poi ne sono seguite anche altre passioni, come la storia contemporanea e quella asiatica.
Io ho sempre amato leggere, sono una lettrice davvero accanita e credo che sia stato leggere tante belle storie a spingermi a tentare di crearne una io, diverso tempo fa ormai.
Domande di Chiara Liberti
Dalla narrazione della storia alle storie dei personaggi: quanto nel tuo libro hai avuto chiaro fin dal principio e quanto, invece, si è modificato in corso d’opera?
-Di solito mi capita di avere un’idea molto vaga di dove andrà la storia, mi lascio guidare dalle scelte dei personaggi. Nel caso del Cestaio invece volevo raccontare la storia di una guerra, di un segreto e di un dolore che va affrontato. Le linee guida erano ben chiare sin dall’inizio.
Poi è giusto ricordare che Il Cestaio è nato come racconto a puntate sul sito TheIncipit, quindi se è così adesso molto è anche merito dei lettori che mi seguivano.
– Dalla tua biografia apprendiamo che hai vinto svariati concorsi. C’è un racconto con cui hai partecipato a cui sei particolarmente legata e perché?
-Sì, sono stata fortunata anche e molti dei miei racconti hanno vinto dei concorsi. Uno di quelli a cui sono più affezionata è Mandevilla, l’unica storia ironica-comica in cui mi sia cimentata e che mi ha dato molta soddisfazione.
Domande di Silvia Azzaroli:
Da dove nasce il tuo amore per la storia? E quello per l’oriente? Cosa ti affascina in particolare del Giappone?
-La storia mi ha affascinato sin dall’inizio perché si può capire molto, a volte tutto, del mondo che ci circonda oggi se si conoscono i fatti del passato. Per l’Oriente sicuramente sono stati i romanzi a indirizzarmi in questa passione. Del Giappone, più di tutto, mi affascinano i giapponesi, il loro modo tenue di affrontare ogni evento della vita.
Domande di Simona Ingrassia.
Come sta andando il progetto crowfunding de Il cestaio? Come previsto, meglio, peggio…
Il progetto è, ti dico la verità, molto più impegnativo di quello che mi ero figurata. Ci vogliono molti contatti e forse io ne ho sopravvalutati alcuni dei miei. Ma sono ancora in piena corsa e.. combatto!
Ho letto l’anteprima del tuo libro e mi sono sentita catapultare subito nella tua storia. E’ molto connotata a livello temporale, in un certo senso. Passato, presente… E’ possibile liberarsi dei propri ricordi, anche semplicemente cambiando il proprio nome come ha fatto il protagonista de “Il cestaio” oppure no?
Liberarsi dei propri ricordi? No credo sia quasi impossibile. Anche per Fumio sarà così, nonostante abbia cambiato nome qualcuno tornerà per ricordargli i suoi errori e magari anche le sue buone azioni. I ricordi vengono accantonati, ma mai cancellati.
E l’ultima domanda che mi è sorta spontanea soprattutto considerando quello che si dice in Giappone in materia: per Fumio, il creare ceste è una spinta artistica o una sorta di meditazione attraverso i gesti che compie nel crearli?
Grazie per questa bella domanda, non me l’aveva mai posta nessuno. Per Fumio intrecciare ceste significa sopravvivere, evadere, creare qualcosa di materiale, di vero, qualcosa che si tocca ed è reale. E’ arte, ma sicuramente è più una sorta di meditazione per lui. Ha iniziato fin da ragazzino, quando a seguito di un’epidemia è rimasto solo e a dovuto cavarsela con i suoi mezzi. E’ una capacità che non ha mai abbandonato. Il suo modo, poi da adulto, di estraniarsi da ciò che lo circonda e vivere.